Il saggio affronta il tema del rapporto tra cooperazione e politica, svolgendo un’analisi di lungo periodo su un’area, come il Trentino, a forte tradizione cooperativistica. Benché la cooperazione di questa provincia possa essere classificata, secondo la nota distinzione, come "cooperazione bianca", l’autore dimostra come questa "etichetta" non abbia esaurito le sensibilità qui presenti in materia. Oltre alle prime iniziative avviate per mano dei liberali e alla "sospensione" comminata dal fascismo, vi furono altre esperienze minoritarie sorte in più ondate successive ed assimilabili alla cooperazione rossa, mentre di nuove nacquero per ideazione locale, come nel caso della Lega dei contadini. Inoltre, se l’adesione al substrato politico-culturale di matrice cattolica era in larga parte confermata, si può dimostrare, alla luce di alcune ricerche più recenti, come la maggior parte di queste cooperative fosse gestita secondo opportuni criteri economici, scevri da condizionamenti di tipo politico e/o religioso.
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