L’annosa questione della distinzione fra legittima critica e offesa si ripresenta oggi ulteriormente rafforzata dal furore che aleggia nelle nostre società, secondo il quale le ‘identità’ – etniche, culturali, religiose, sessuali e chi più ne ha più ne metta – dovrebbero essere immuni da critica perché altrimenti si rischia di offendere la sensibilità altrui. Il che si traduce inevitabilmente in una forma di censura (e di autocensura). Perché ciascuno ha la propria di sensibilità e per non offendere quella di nessuno non possiamo che tacere. A tutto questo si contrappone la becera reazione da destra che accusa coloro che non ne accettano la narrazione xenofoba di ‘moralismo’ e di ‘buonismo’. I tempi sono dunque duri per la satira, come ci racconta una firma di punta di Charlie Hebdo.
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