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Resumen de Il contratto a termine e la liberalizzazione negata

Luigi Montuschi

  • English

    The author examines the legal impact of the reform of fixed-term contracts, in the light of case law relating to the new measures and recent collective bargaining provisions. In contrast with the overall picture of the reform as breaking away from past constraints, it may be seen from a close reading of the reform and its application by the courts that there are strong elements of continuity. In particular, the centrality of private autonomy appears to be more virtual than real, while formal constraints on employment contracts have become even more binding that in the past, in particular in terms of the sanctions laid down in cases of non-compliance. Collective bargaining also appears to have fully reconstructed the prerogatives that the reform was intended to curtail, playing a major regulatory role in the new legislative framework, especially in terms of the definition of justificatory reasons. Finally, the aim of the legislator does not appear to have been fully realised in the sense that Legislative Decree no. 368/2001 was intended to provide a clear alternative to other types of employment characterised by the existence of a fixed term: for each of these employment types the law provides significant exceptions and exemptions from the application of Legislative Decree no. 368, resulting in a fragmentary framework within which it is impossible to identify a model of common principles of general application.

  • italiano

    L’A. esamina l’impatto ordinamentale della riforma del contratto a termine, alla luce tra l’altro delle prime applicazioni giurisprudenziali della nuova disciplina e dei recenti interventi della contrattazione collettiva. In contrasto con il quadro di apparente rottura segnata dalla riforma nei confronti del regime vincolistico previgente, dal dato legale e dalla sua applicazione giudiziaria emergono con maggior forza gli elementi di continuità, con riguardo sia al ruolo dell’autonomia privata, la cui centralità nella definizione delle ipotesi legittimanti appare più virtuale che reale, sia ai vincoli formali del contratto, resi ancora più gravosi rispetto al passato in particolare sotto il profilo delle conseguenze sanzionatorie delle trasgressioni. Anche la contrattazione collettiva sembra essere riuscita a ricostituire in pieno quelle prerogative che la riforma aveva inteso ridimensionare, accreditandosi pure nel nuovo regime come strumento regolatore a tutto campo, specialmente sul piano della definizione delle causali giustificatrici. Infine, non sembra essere pienamente riuscito il disegno legislativo di qualificare il d.lgs. n. 368/2001 come disciplina polarizzante rispetto alle altre tipologie d’impiego connotate dall’esistenza di un termine: per ognuna di queste la legge definisce rilevanti eccezioni e deroghe all’applicazione del d.lgs. n. 368, dal che risulta un quadro frammentario entro il quale non è possibile delineare un modello di principi comuni di generale applicazione.


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