The Supreme Court helps to clarify the boundaries of the obligation to notify the application pursuant ex art. 299 c.p.p. to the victim, through a detailed reconstruction of the various Acts succeeded, which have allowed the passage of the fulfillment from mere informative effect (since initially there was not a moment of real involvement of the offense in the precautionary dynamics), up to reach a reinforced relevance of the offended part in all the crimes matured in the context for which there are concrete possibilities of intimidation or retaliation. To do this, the judges of Supreme Court have interpreted the standard referring, first of all, to the content catalog of Directive 2012/29/EU, which identifies the subjects whose protection is recognized in relation to the type of crime and to their condition. For the Supreme Court, an unequivocal interpretation of the law would result in recognizing the obligation of notification in all cases in which the victim is exposed to a concrete danger of secondary and repeated victimization, of threats and reprisals.
Con la pronuncia in commento, la Suprema Corte contribuisce a chiarire i contorni dell’obbligo di notifica dell’istanza ex art. 299 c.p.p. alla persona offesa, attraverso la puntuale ricostruzione dei diversi interventi legislativi che, a partire dalla previsione di un mero dovere informativo, hanno inserito nel sistema un momento di reale coinvolgimento dell’offeso nella dinamica cautelare, apprestando, così una tutela rafforzata della vittima in relazione ai delitti maturati in contesti in cui sussistono concrete possibilità di intimidazione o di ritorsioni. Per far ciò, i giudici di legittimità hanno interpretato la norma tenendo conto del catalogo contenuto nella Direttiva 2012/29/UE, con cui si identificano i soggetti ai quali la tutela è riconosciuta in relazione al tipo di reato di cui sono vittima e alla loro condizione. Da ciò, secondo la Cassazione, discenderebbe un’univoca interpretazione della norma nel senso di riconoscere l’obbligo di notifica in tutti quei casi in cui la persona offesa sia esposta ad un concreto pericolo di vittimizzazione secondaria e ripetuta, di minacce e di rappresaglie.
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