Quale valore e forma ha il concetto di imitazione nella produzione saggistica di Luigi Pirandello? Se e in quale misura la riflessione sulla 'mimesis' ha inciso sul ripensamento delle forme narrative compiuto dall'autore? Sono queste le domande cui lo studioso Valerio Camarotto si propone di rispondere, passando in rassegna gli interventi dello scrittore novecentesco dagli esordi ottocenteschi sulle pagine di "Vita Nuova", "La Critica", "La Nazione Letteraria", "Ariel" e "La Domenica Italiana" fino a "L'umorismo" (1908). Pertanto, secondo l'A., la disamina della posizione pirandelliana nei riguardi della 'mimesis' consente di cogliere meglio il ruolo svolto da Pirandello nella letteratura modernista, se è vero che 'gli studi critici che, specialmente negli ultimi anni, si sono soffermati sull'ormai sempre più diffusa e consolidata categoria del modernismo, hanno ripetutamente sottolineato come uno dei tratti distintivi dello scenario tra fine Ottocento e, soprattutto, inizio Novecento, risieda, specialmente in ambito narrativo, nella ricerca di una nuova modalità di rappresentazione della realtà'
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