Al centro del contributo la disamina di un 'caso letterario', l'opera "I Mattòidi. Al Primo Concorso pel Monumento in Roma a Vittorio Emanuele II" (1883) di Carlo Dossi che si inserisce pienamente nel clima della monumentomania di fine secolo connessa al processo di unificazione nazionale 'orientando il discorso nazionalista verso una prospettiva antropologica' secondo gli insegnamenti della scuola positivista di Cesare Lombroso. Il mattòide si configura come 'il collegamento fra l'uomo di genio e il criminale e il folle, ovvero un individuo passibile della qualifica di socialmente pericoloso'. L'opera fu redatta negli anni del soggiorno dossiano a Roma, periodo di collaborazione dell'autore con Francesco Crispi, divenendo così un mezzo di diffusione dei valori umbertini e manifestando intenti di normalizzazione politica e sociale della popolazione italiana
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