Il carteggio della dotta veneziana Cassandra Fedele ci offre un interessante spaccato della situazione di inferiorità culturale in cui ancora si trovavano immerse le donne, anche le più straordinarie e anche nei centri culturalmente più avanzati, a fine Quattrocento. Il concetto di vir in quanto modello letterario precluso alle donne affiora con insistenza ma anche discrezione in molte lettere, e, a partire dal suo significato all’interno del breve carteggio intrattenuto con Alessandra Scala, sembra ricoprire un ruolo mancante, quello della donna sulla scena letteraria; le due donne si stagliano modernissime, sospese tra limiti imposti e spinta naturale interiore ad affermarsi
Cassandra Fedele’s epistolary collection allows us to explore the long lasting cultural subordination of women to men during the last years of the fifteenth century. This paper seeks to show how the letter exchange between Cassandra and Bartholomeus Scala’s daughter, Alessandra, suggests that the Latin term vir, which has connections with other concepts, acquired the particular connotation of the model of free learned person, a role which women could not play. In their attempt to overcome the alleged female limits urged by natural aptitudes, Cassandra and Alessandra undertook a social role that echo our modern perception of female literary activity.
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