Partendo da un esame della terminologia tecnica filologica per la definizione di ciò che viene variato rispetto al testo tradito, si espongono varie considerazioni sulle procedure della recensio e sui metodi più efficaci per praticarla. Si sottolineano fra l'altro: l'importanza delle fonti come strumento per individuare le lezioni genuine da quelle devianti; la cautela che occorre usare nel caso si rilevino nella tradizione errori referenziali che potrebbero risalire all'autore stesso, e che andranno perciò conservati a testo; l'irrilevanza, ai fini stemmatici, dell'agente che introduce l'innovazione, che può essere sia l'autore, sia un copista diverso, senza differenze sulla configurazione della tradizione; l'importanza di una profonda conoscenza della lingua e del contesto culturale in cui è stata prodotta l'opera oggetto di studio ai fini di discernere fra lezioni originali e innovazioni. Il saggio è uscito postumo; nella parte introduttiva di questo stesso numero di "Filologia mediolatina" (pp. VII-VIII), si può leggere un breve ricordo dello studioso, che tratta in particolare della parte da lui avuta nello sviluppo della rivista.
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