Nonostante il culto di santa Irene sia poco diffuso in Occidente, il relativo dossier agiografico appare piuttosto complesso e articolato. A monte di esso è da collocare una lunga Passio greca in forma romanzesca, piuttosto diffusa nel mondo bizantino, che venne già in Oriente modificata e abbreviata nei sinassari. Questa Passio venne tradotta in latino almeno due volte, in ambedue i casi a quanto sembra nell'ambito delle colonie commerciali italiane a Costantinopoli, nei pressi delle quali si trovava una chiesa dedicata alla santa: la prima volta ad opera di Giovanni Amalfitano (XI sec.), la seconda volta da un traduttore anonimo probabilmente nella prima metà del'XII, un'epoca in cui nella città vennero eseguite anche altre versioni latine di testi greci. Questa seconda forma, finora inedita, viene pubblicata nelle due redazioni in cui è attestata (una conservata nel codici Milano, Biblioteca Braidense, Gerli ms. 26, di circolazione veneziana; l'altra conservata nei codici Firenze, Biblioteca Nazionale, Conv. soppr. I.2.37 e Pisa, Archivio Capitolare, C.181, diffusa probabilmente a partire da Pisa). Vengono altresì pubblicate la Passio conservata nel codice Padova, Biblioteca Universitaria, 611, derivata da un sinassario greco; quella riportata nel Legendarium di Pietro Calò (Venezia, s. XIV), che interseca le notizie della Passio, nella forma attestata dal manoscritto Gerli, con quelle della redazione padovana; e la notizia riferita da Pietro Nadal, in larga misura derivata da quella del Calò.****inserire manoscritti: Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Gerli ms. 26;Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conv. soppr. I.2.137;Pisa, Archivio del Capitolo Metropolitano, C.181;Padova, Biblioteca Universitaria, 611;*****
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