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Scene giudiziarie nelle tragedie e nelle commedie latine del XII e XIII secolo I Il "Mathematicus" di Bernardo Silvestre e il "Milo" di Matteo di Vendôme

  • Autores: Armando Bisanti
  • Localización: Filologia mediolatina: rivista della Fondazione Ezio Franceschini, ISSN 1124-0008, Nº. 21, 2014, págs. 183-209
  • Idioma: italiano
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  • Resumen
    • L'articolo (originariamente una relazione esposta al convegno La letteratura di intrattenimento nel Medioevo latino, organizzato dalla Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino, Firenze, 22 marzo 2013) si apre con una commemorazione di F. Bertini, per poi presentare una rassegna delle commedie e delle tragedie (il Mathematicus di Bernardo Silvestre, gli anonimi Versus de Affra et Flavio e le Due lotrices inserite nella Parisiana poetria di Giovanni di Garlandia) latine del XII sec. L'A. prosegue con un'enumerazione delle caratteristiche tipiche della commedia elegiaca: distico elegiaco (eccezioni: De nuntio sagaci e due delle tre redazioni del De tribus sociis, l'una attribuita a Goffredo di Vinsauf, l'altra nel ms. Wien, ÖNB, 312); imitatio ovidiana (Amores, Heroides, Ars amatoria, Remedia amoris; eccezione: De more medicorum), e altre suggestioni classiche (Terenzio, Catullo, Orazio, Virgilio, Massimiano); la forte presenza dell'ornatus nello stile; la preponderanza della tematica amorosa (eccetto Aulularia, De tribus sociis, De clericis et rustico, De Lombardo et lumaca e De more medicorum); la particolare tipologia dei personaggi servili, non fedeli come quelli terenziani, ma sleali e pigri (presenti in Pamphilus, Gliscerium et Birra, Geta, Aulularia, Babio) e del personaggio della mezzana (in Lidia, Pamphilus, Baucis et Thraso, De uxore cerdonis). Nelle tragedie le caratteristiche tipizzanti sono analoghe, con l'aggiunta però, almeno nel Mathematicus e nei Versus de Affra et Flavio, del rapporto con la declamazione tardoantica (sono citate le opere di Draconzio: Verba Herculis [Romul. 4], Controversia de statua viri fortis [Romul. 5], Deliberativa Achillis [Romul. 9], Orestis tragoedia e, sempre tra i Romulea, il De raptu Helenae e la Medea). Il saggio introduce a questo punto un ulteriore aspetto letterario di commedie e tragedie: il linguaggio e le scene giudiziarie, presenti nell'Aulularia di Vitale di Blois, nel Milo (De Afra et Milone) di Matteo di Vendôme, nel De Paulino et Polla di Riccardo da Venosa e nell'anonimo Arabs (Versus de dimidio amico), per concentrarsi poi sull'analisi specifica del Mathematicus e del Milo sotto questo profilo. Circa la tragedia, dopo essersi soffermato brevemente sul problema, ormai risolto, dell'attribuzione, l'A. offre una presentazione dell'opera: fonti (ps. Quintiliano), trama e discussione sulla problematica del suo finale aperto ritenuto dall'A. una caratteristica di modernità e non un indice di non completezza. Segue l'analisi strutturale della scena giudiziaria e retorica dei discorsi del protagonista: egli chiede all'assemblea di magistrati e popolo romano il consenso al proprio suicidio, come affermazione di libertà di fronte ai vincoli del fato. Infine viene sottoscritto un giudizio di W. von den Steinen (Les sujets d'inspiration chez les poètes latins du XIIe siècle II in «Cahiers de Civilisation Médiévale» 9 [1966], pp. 363-83) circa il finale della tragedia. Per quanto riguarda il Milo, si ha una presentazione del testo e della trama, cui segue l'analisi dei riferimenti intertestuali che esso propone. A G. Orlandi si deve l'individuazione, tra le fonti, del bizantino Liber Sintipas di Michele Andreopulo e di Orazio (sat. I 2); altre fonti di ispirazione sono Apuleio (met.) e Ildeberto di Lavardin (Carmina minora 7 e 9). Chiude l'analisi dei discorsi giudiziari pronunciati dalle varie parti in causa: motivo del contendere è l'adulterio che la moglie di un contadino commette con il sovrano locale.


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