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Canzoni anonime nei "Carmina Burana"

  • Autores: Peter Dronke
  • Localización: Filologia mediolatina: rivista della Fondazione Ezio Franceschini, ISSN 1124-0008, Nº. 23, 2016, págs. 184-196
  • Idioma: italiano
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • Una delle caratteristiche della raccolta poetica conservata nel «Codex Buranus» (München, BSB, Clm 4660) è l'anonimato degli autori dei singoli componimenti, che trova pochissime eccezioni. L'A. ne esamina tre. Il primo è la canzone Veris dulcis in tempore, per la quale si sostiene un'origine spagnola e un collegamento con il genere (arabo ed ebraico) della «muwashshah»; la protagonista è una donna di nome Iuliana, che nell'ultima strofa esprime in modo molto diretto il suo amore, e per questo l'anonimato è un espediente letterario per riservare l'identificazione della persona all'interno di un cerchia ristretta. Il secondo è la canzone Stetit puella, fortemente allusiva, nella quale l'elemento centrale sembra quello dell'unità dell'amore, che è insieme caritas e amor cortese, e si rivolge allo stesso modo verso un amante e un marito: l'anonimato in questo caso protegge l'arditezza della provocazione. Terzo, il lamento di Didone (O decus, o Libie regnum), del quale vengono sottolineate le novità nella forma metrica e nel genere letterario (il planctus tradizionale si trasforma in un monologo deliberativo): l'anonimato, in questo caso, si attaglia bene alla grandezza del poeta, che sembrerebbe non aver voluto identificarsi in quanto sentiva ancora imperfetta la propria creazione


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