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Pastorizia e agricoltura di sopravvivenza alle alte quote. Tipologie insediative

  • Autores: Edoardo Micati
  • Localización: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, ISSN 0223-5102, Vol. 128, Nº. 2, 2016 (Ejemplar dedicado a: Allevamento transumante e agricoltura), págs. 365-373
  • Idioma: italiano
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  • Resumen
    • Il paesaggio agro-pastorale delle montagne dell'Appennino Centrale è il risultato di secoli di alternanza, alle alte quote, di pastori e di agricoltori che al variare delle condizioni climatiche e a causa delle crisi della pastorizia e degli incrementi demografici spesso hanno utilizzato la montagna per una economia di pura sopravvivenza. I segni più evidenti della ripresa della transumanza dopo la caduta dell'impero romano li troviamo grazie all'opera dei monasteri, soprattutto cistercensi, i quali ci hanno lasciato imponenti resti sulle più importanti zone pascolative. Oltre agli insediamenti monastici, restano le grandi strutture agro-pastorali delle più importanti famiglie di armentari quali i Cappelli nella zona del Gran Sasso e i Di Rienzo sulle montagne di Scanno. Oltre ai grandi complessi agro-pastorali, nati per uno sfruttamento razionale del territorio, sorsero numerose masserie su terreni situati al limite altimetrico delle colture o in zone particolarmente impervie e povere ad opera di coloni che non avevano altre possibilità di scelta. In alcuni casi l'accentramento di numerosi rustici, nati spesso in modo spontaneo, tendono a formare dei veri e propri villaggi stagionali. Gli esempi più noti sono quelli che troviamo sulla montagna che domina la valle del fiume Aterno : le pagliare di Tione, Fontecchio e Fagnano. La fame di terra e la necessità di buoni pascoli costrinsero numerose comunità a colonizzare le zone più alte ed impervie delle montagne appenniniche con insediamenti che da carattere stagionale divennero in molti casi permanenti. Questi antichi nuclei abitativi ebbero comunque vita breve anche a causa della « piccola glaciazione » e di un notevole decremento demografico dovuto ad epidemie e a periodi di carestia. La più recente salita verso le alte quote la registriamo all'inizio dell'Ottocento, con la messa a coltura di ripidi pendii fino a 1700-1800 metri di quota. Lo spietramento di questi campi di montagna, protrattosi fino alla metà dello scorso secolo, caratterizza il paesaggio della media montagna abruzzese con i suoi terrazzamenti, i muri, i mucchi di spietramento e le sue capanne.


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