Tornato da Venezia nel 1599, l'ex nunzio Graziani mantiene i legami con le botteghe d'arte della Serenissima, investendo i ricavati di alcuni benefici nell'acquisto di beni di lusso (gioie, tessuti, dipinti) per la famiglia e per alcuni nobili amici, tra i quali Corradino Orsini e Paolo Emilio Cesi. Dalla corrispondenza del Graziani emergono nuovi documenti sui ritratti di Tintoretto, sull'agente Girolamo Savina, avvelenato nel 1601 nel mentre di una faticosa trattativa con Palma il Giovane, e sulla Pentecoste per la Cappella Biondi a S. Silvestro al Quirinale che il Negretti inviò a Roma a seguito di un'abile mediazione dell'abate Podacattaro, famigliare del cardinal Montalto. Nel viaggiare frenetico di lettere e opere d'arte, si svelano i rapporti sempre più tesi e complicati tra la Repubblica di Venezia e la corte pontificia.
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