A partire dalla rilettura di Notre Dame proposta da Davide Daolmi, si indagano le ragioni che hanno permesso l'invenzione moderna dell'esecuzione polifonica del XII-XIII secolo, ripercorrendo gli esperimenti promossi nel corso del primo Novecento e consolidatisi, in pieno early music revival, verso la fine degli anni Settanta. Le scelte musicali compiute appaiono espressione del mainstream culturale più che dell'evidenza documentaria e tuttavia, se all'inizio le ragioni musicologiche, pur provvisorie e pregiudiziali sul Medioevo, rimangono riferimento per le prime esecuzioni, in seguito le proposte vocali del Dopoguerra hanno preferito una strada slegata dalla ricerca storica (in realtà priva di nuovi apporti) per trovare ragioni e alibi estetici in ambiti alternativi (sociali, politici, di mercato).
In connection with the interpretation of Notre Dame proposed by Davide Daolmi in this journal, the article analyzes the reasons that allowed the modern invention of polyphonic performance of 12th and 13th centuries, tracing experiments promoted during the early 20th century and strengthened in the early music revival in the late Seventies. The musical choices appear as expressions of a cultural mainstream more than documentary evidence: at the beginning the musicological reasons are references for the first performances (with preconceptions about Middle Age), then the vocal interpretation of the second Postwar became extraneous to the historical research (moreover lacking of any new contribution) and found aesthetic alibis in different environment (social, politic, market).
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