Cosenza, Italia
This paper intends to outline the imaginative components underlying the effort of rationalizing the concept of voice in Ancient Greek World, from the instinctive realm of vocal intonation, to the anthropomorphization of nature that the concept of voice puts in consideration from the Homeric poems. Into the speculative landscape of Greek music, the concept of voice finds its immediate declination within the relationship that binds it to the notion of space, understood in two directions. On one hand the space, an environment that the voice dwells in its resound, becoming a symbolic phonosphere. On the other hand, there is a space inside the voice, a possible mathematical organization that guides the criteria for the correct intonation. Since the beginning of musical speculation, the concept of voice is returned to the specific quality of motion that characterizes the articulatory forms: In Aristoxenus the singing voice moves diastematically through measurable intervals, detaching itself from the speaking voice's regime of turbulent continuity. But this research of measure finds its roots in the Platonic effort of articulate the musical space in a radical rethinking of the Pythagorean's quantitative categories, in order to regulate the movements of vocal intonation, that is to say, his way of inhabiting the space.
Il presente saggio cerca di tratteggiare le componenti immaginative che stanno dietro allo sforzo di razionalizzazione del concetto di voce nel mondo greco, prendendo le mosse dal piano irriflesso dell'intonazione vocale, fino a dar ragione della antropomorfizzazione della natura che il concetto di voce mette in gioco sia dai poemi omerici. Nel panorama speculativo della musica greca, il concetto di voce trova la propria immediata declinazione all'interno del rapporto che la lega alla nozione di spazio, inteso secondo due direzioni: da un lato lo spazio ambiente che la voce abita nel suo risuonare, diventando fonosfera simbolica, dall'altro esiste uno spazio interno alla voce, una sua possibile organizzazione matematica che ne guida i criteri di corretta intonazione. Fin dall'inizio della speculazione musicale il concetto di voce viene riportato alla qualità specifica del moto che ne caratterizza le forme articolatorie: in Aristosseno la voce che canta si muove diastematicamente, attraverso intervalli misurabili, staccandosi dal regime di continuità turbolenta della voce che parla. Ma questa ricerca della misura trova la propria radice nello sforzo platonico di articolare lo spazio musicale in un ripensamento radicale delle categorie quantitative del pitagorismo, per poter disciplinare i movimenti intonativi della vocalità, il suo modo di abitare lo spazio.
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