Il saggio studia il problema della compatibilità dei patti di non concorrenza post-contrattuali di portata transfrontaliera con la libertà di circolazione dei lavoratori, garantita dall’art. 45 TFUE, e, sia pure in maniera secondaria, con l’art. 15 della Carta dei diritti UE. Dopo aver ripercorso l’evoluzione della giurisprudenza della Corte di giustizia in materia di efficacia orizzontale delle libertà fondamentali, l’Autore contrappone i modelli della Drittwirkung immediata e quella mediata e propone un controllo di proporzionalità del regime previsto dall’art. 2125 c.c. Avendo individuato i principali elementi di criticità della normativa interna, l’Autore propone alcune considerazioni critiche sul modello giuseconomico sottostante al patto di non concorrenza. Si fa quindi riferimento alla teoria degli spillover e al rapporto tra mobilità dei lavoratori e diffusione della conoscenza tacita, per dimostrare che il ricorso sistematico ai patti di non concorrenza deprime, invece di accrescere, le chances di sviluppo e crescita economica.
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