Al centro del contributo l'edizione postuma delle traduzioni di testi greci e latini effettuate da Cesare Pavese. Passando in rassegna alcune recenti pubblicazioni, l'A. evidenzia i principali problemi connessi all'interpretazione dei testi redatti dal Pavese traduttore: 'è bene che la ricerca sia innanzitutto attenta alle carte, più che alle volatili idee. [...] sarà meglio evitare di cercare a tutti i costi, e spesso col lanternino, uno specialista di studi classici nel poeta, nello scrittore o nel traduttore Pavese'. Partendo dal repertorio online di inediti "HyperPavese", l'A. annovera la silloge esiodeo-omerica curata da Attilio Dughera (Einaudi, Torino 1981), "La Nekyia omerica" (Edizioni dell'Orso, Alessandria 2015) e la miscellanea "La 'Musa nascosta'" - volumi curati, entrambi, da Eleonora Cavallini -, e le "Odi" di Orazio curate da Giovanni Barberi Squarotti (Olschki, Firenze 2013). Rispetto a quest'ultimo, l'A. rileva la presenza di tre 'macrofenomeni' stilistici: 'l'inserzione di emistichi nella prosa della versione'; la mescolanza di grecismi, latinismi, colloquialismi, 'tessere ariostesche, leopardiane e librettistiche'; 'il gran numero di aggiustamenti, di ritocchi'.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados