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Resumen de I paradossi di "Alibi"

Biancamaria Frabotta

  • italiano

    Perché Elsa Morante a metà degli anni Sessanta si definì «di professione poeta»? E non certo un «poeta di professione»? Scegliendo la poesia come soglia di entrata al senso generale dell’opera morantiana, sia come oggetto di riflessione, sia come genere solo saltuariamente praticato da Elsa Morante, è necessario ripensare il “caso Morante” nella sua interezza. È l’obiettivo di questo articolo, che prende in considerazione le poesie disseminate nei romanzi, anche nella forma di epigrafi, citazioni o interventi della voce autoriale, la raccolta Alibi del 1958 e il sottotesto compreso nel Quaderno di Narciso.

    L’articolo indaga sulle differenze e sui misteriosi intrecci fra il significato esistenziale di “alibi” connesso all’esercizio della poesia e la teoria cui ricorre il romanziere moderno utilizzando l’“io recitante” della narrazione, come “alibi”, “prima persona responsabile” del risvolto autobiografico di ogni romanzo.

  • English

    Why in the Sixties did Elsa Morante define herself «poet as a profession» instead of «professional poet»? We must to rethink the whole «Morante case», choosing the poetry, in both her functions, as aim of reflection and as literary activity desultorily practiced by the author, as the way to reach the sense of Morante’s work. This is the aim of this article, which discusses the poetries placed in the novels, also as epigraphs, quotes or intervertions by authorial voice, together with Albi (1958) and the sub-text in the Quaderno di Narciso. The article examines the dis-connections and the connections between the existential meaning of alibi in relation with the poetic activity on the one hand and the theory entailed by the novelist ,when he/she uses the first narrative person as alibi for putting in a far away from his/herself the autobiographical responsibility, on the other hand.


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