In questo saggio l�autore intende illustrare la stretta relazione esistente tra la nobiltà vicentina e la corte sabauda, nella seconda metà del Cinquecento. Grazie a un considerevole scavo archivistico, l�autore ha rivelato le dinamiche del potere non a partire dai consueti organi istituzionali delle città suddite, ma attraverso la fitta rete dei rapporti personali che connettevano i vicentini a protagonisti della politica dell�epoca,come Emanuele Filiberto. La ricerca di una corte straniera in cui emergere è il segnale più evidente della mancanza di autonomia del patriziato vicentino durante il XVI secolo. Alcuni dei più prestigiosi esponenti delle famiglie Piovene e Godi si recarono a Torino alla corte di Emanuele Filiberto; da lì essi controllarono il mercato vicentino della seta e cominciarono ad affermarsi a corte, specializzandosi nel mestiere delle armi.
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