Il contributo ha ad oggetto un periodo poco studiato nella biografia di Massimo Severo Giannini: l’anno, tra la seconda metà del 1946 e la prima del 1947, trascorso da Giannini in qualità di capo dell’Ufficio legislativo del Ministro dell’industria del secondo governo De Gasperi, Roberto Morandi. In particolare, il saggio analizza l’innovativo disegno di legge, steso da Giannini, sui consigli di gestione delle aziende, che purtroppo non superò il vaglio parlamentare. Si intende dimostrare: a) che, in sede di elaborazione del testo, Giannini fece ampio uso della teoria istituzionalista del maestro Santi Romano (in particolare, in ordine al contributo dal basso della società civile alla programmazione industriale del Paese); b) che l’approvazione di tale disegno di legge avrebbe condotto l’Italia in una posizione altamente avanzata (circa il ruolo dei lavoratori in seno alle aziende) rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale, mentre la mancata approvazione la lasciò in posizione molto arretrata; c) che soltanto di recente il sindacalismo italiano è tornato a dissotterrare questi temi, probabilmente a seguito del costante ridimensionamento del suo ruolo, dopo invece aver contribuito colpevolmente contribuito alla sostanziale inattuazione dell’art. 46 Cost.; d) che trova conferma, anche nel settore del diritto industriale e del lavoro, l’attitudine di riformatore ante litteram di Giannini, quasi sempre frustrata dalle «sabbie mobili» della politica italiana.
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