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Resumen de “Arguing against the law”. Non-literal interpretation in attic forensic oratory

Domingo Aviles

  • English

    Scholars often maintain that Athenian juries cared little for what the statutes had to say and ruled according to their own whims rather than following any written norms.This paper aims to show that, on the contrary, whenever a statutory norm was directly applicable to the case at hand (which, however, seems quite rare) its wording posed a definite boundary to acceptable legal argument and could not easily be argued away.In the extant forensic speeches, only in a particular set of cases do we find argumentsfor a departure from the letter of the law (which I call, borrowing an expression used by Aristotle, “arguing against the law”): when the speaker argues for narrowing the scope of application of a statutory norm to fewer cases than the literal reading implies.Such “arguments against (the letter of) the law” are not to be confused either with the addressing of ambiguities that result from the “open texture” of legal language or with the concept of equity as a corrective to strict law. The former remains within the compass of the norm as defined by its wording; as for the latter,orators never frame their arguments as a request to bypass strict law in the name of justice or fairness. Seeming appeals to equity turn out, on closer inspection, to be instances of legal construction. Nonetheless, at the end of the paper a suggestion is made as to how considerations of equity could have played a role in decision-making.

  • italiano

    Spesso si legge che i tribunali ateniesi non si preoccupassero troppo di rimanere fedeli alla legge scritta ma decidessero in modo soggettivo. Lo scopo di quest’articolo è dimostrare che, al contrario, laddove esistesse una norma di legge applicabile al caso trattato (il che, però, sembra avvenisse raramente), la lettera limitava decisamente il numero delle possibili argomentazioni e non poteva essere messa in discussione confacilità. Nelle orazioni conservate, solo in una serie di casi particolari gli oratori osano richiedere al tribunale di scostarsi dalla lettera della legge (fatto che, ispirandomi ad un’espressione aristotelica, definisco “argomentare contro la legge”): si tratta delle situazioni in cui propongono di ridurre l’estensione dell’applicazione della norma ameno casi di quanti sembrerebbero impliciti nella formulazione letterale della stessa.Tali “argomenti contro la (lettera della) legge” non vanno confusi né con la risoluzione di ambiguità dovute a imprecisioni nel linguaggio legislativo, né con l’appello all’equità come correttivo a un’interpretazione troppo rigida. Nel primo caso,l’interpretazione rimane all’interno dell’ambito circoscritto dall’espressione letterale; per quanto riguarda l’equità, gli oratori non chiedono mai di violare la lettera della legge in nome di considerazioni di giustizia. Quando sembrano farlo, a un’analisi più approfondita risulta che si tratta, in realtà, di particolari modi di interpretare le leggi. Ciononostante, alla fine dell’articolo propongo un possibile modo in cui l’equità potrebbe aver svolto un ruolo nelle decisioni giudiziali.


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