Lo studio prende in considerazione diverse possibili utilizzazioni del sapere tecnico nel processo amministrativo. In particolare, l'analisi dimostra come il sapere tecnico possa avere un ruolo rilevante nella risoluzione delle controversie tra amministrazioni e privati, in tre differenti contesti. In primo luogo, nel processo di merito, attraverso la consulenza tecnica d'ufficio (o la verificazione). Solo mediante la puntuale e oggettiva ricostruzione della realtà di fatto, dei presupposti tecnici e fattuali del potere, la decisione che pone fine alla controversia può infatti basarsi su sequenze logico-deduttive controllabili, senza essere condizionata da giudizi di valore, in grado di far riaffiorare le antiche logiche oggettive e tutorie ed offuscare le affermazioni delle parti ed i sottostanti fatti della vita.
Al fine di supportare la conoscenza del giudice amministrativo, e poi possibile che, ai sensi dell'art. 696 c.p.c., un accertamento tecnico sia compiuto anche prima del processo, quando si teme che sia difficile, se non impossibile, raccogliere determinate prove nel corso del successivo giudizio. Infine, il sapere degli esperti può essere impiegato anche per risolvere, in via extragiudiziale, le liti tra amministrazioni e priva ti, mediante la consulenza tecnica preventiva di cui all'art. 696-bis c.p.c. In tutti questi casi, la ricostruzione dei fatti si configura quale elemento essenziale, e punto di partenza, di una risoluzione - giudiziale o stragiudiziale - giusta, immersa cioè nei concreti rapporti di vita e satisfattiva delle pretese fatte valere, in linea con il principio costituzionale del giusto processo.
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