L’intento di riprendere in esame la figura e l’opera (di fatto malnote) di Giuseppe Cultrera, favorito anche da un recente convegno (30 ottobre 2013) tenutosi nella sua città natale, Chiaramonte Gulfi, nel Ragusano, si inserisce in una collaudata tradizione della Rivista che caratterizza soprattutto il settore archeologico (vedi Paola Pelagatti, Introduzione) . Il tema offre nel contempo l’occasione per una riflessione anche su quella che fu la Direzione Generale “Antichità e Belle Arti” all’interno del Ministero per la Pubblica Istruzione, prima della istituzione del Ministero per i Beni Culturali voluto da Spadolini alla fine degli anni Settanta. In un contesto come quello dell’Italia post-unitaria, all’inizio del secolo scorso, Cultrera ancora fresco di laurea fu dunque avviato alla carriera ministeriale dal grande Paolo Orsi, che lo introdusse nel Museo delle Terme presso la Soprintendenza alle antichità di Roma. Da lì prese le mosse la sua attività di archeologo, condotta parallelamente a vari studi sulla scultura e l’urbanistica antica, e financo sull’etruscologia (come descritto da Lucilla de Lachenal), quando passò a lavorare nel Museo di Villa Giulia e poi a Tarquinia, dove contribuì all’allestimento di Palazzo Vitelleschi come museo nazionale. Curò anche il recupero di un importante mosaico ad Anzio, e quello della prima nave imperiale dal lago di Nemi, ma i contrasti avuti con il potere politico nella conduzione delle ricerche lo fecero trasferire ad Ancona e poi in Sicilia. Qui, dove subentrò a Paolo Orsi nella conduzione degli uffici nell’isola, seguì il restauro di vari complessi, fra cui templi e teatri delle principali città greche sulla costa orientale, condusse scavi e indagini nel tessuto urbano di Siracusa e seguì la riorganizzazione dei musei di Palermo e di Siracusa stessa, curando anche la messa in sicurezza dei materiali ivi conservati prima della seconda guerra mondiale (vedi il testo di Giovanni Di Stefano). Passato suo malgrado a Genova nel 1941, e poi ancora a Salerno, chiese dopo qualche anno di essere messo a riposo e nel 1947 rientrò definitivamente in Sicilia, dove continuò a interessarsi di questioni di tutela locale fino agli ultimi anni di vita. La sua figura di Soprintendente riceve così da queste pagine una nuova luce, anche in considerazione delle ricerche svolte contestualmente nel campo degli studi di antichità, e tenuto conto del risvolto umano e dell’impegno sul piano istituzionale che lo contrapposero spesso al regime, ma non certo per una scelta derivante dalla nitida percezione della realtà in cui dovette operare.
FOR A HISTORY OF “Antichità e Belle Arti”: Giuseppe Cultrera (1877–1968).
The re–examination of the person and the work (little known in fact) of Giuseppe Cultrera, also the subject of a recent conference held in October of 2013 in his native city, Chiaramonte Gulfi, near Ragusa, is part of a well–established tradition in the Bollettino d’Arte, especially in the archaeological sector (see Paola Pelagatti, Introduction). At the same time, the subject allows us to reconsider the now abolished Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, within the Ministry of Education (Ministero della Pubblica Istruzione), before the establishment of the Ministry of Cultural Heritage (Ministero per i Beni Culturali) by Spadolini at the end of the 1970s.
In the context of post–unification Italy, at the beginning of the last century, Cultrera, a recent university graduate, started his career helped by the great Paolo Orsi, who introduced him to the Museo delle Terme, part of the Soprintendenza alle Antichità di Roma. This was the starting point for his archaeological activities, carried out in parallel with his studies on Hellenistic sculpture and ancient urban development, as well as his involvement in Etruscan civilisation (as described by Lucilla de Lachenal), when he went to work at the museum of Villa Giulia in Rome and then to Tarquinia, where he contributed to setting up Palazzo Vitelleschi as a national museum.
He also directed the preservation of an important mosaic from Anzio, and the recovery of the first imperial ship in Lake Nemi, but the conflicts he had with the political establishment in the management of the archaeological work led to his transfer to Ancona and then to Sicily.
Here, Cultrera succeeded Paolo Orsi in the direction of the island’s archaeological offices, and directed the restoration of various complexes, including the temples and theatres of the principal Greek cities along the eastern coast of Sicily, carried out excavations and studies of the ancient Siracusa and supervised the re–organisation of the museums of Palermo and Siracusa, ensuring the protection of the museums’ archaeological materials on the eve of World War II (see text by Giovanni Di Stefano).
Re–assigned to Genoa in spite of his desire otherwise, in 1941, he finally asked to be allowed to retire a few years later, and, in 1947, he returned permanently to Sicily where he continued to be involved in local preservation issues until the end of his life. New light is shed on his personality and his work as Superintendent in these pages, also considering his concurrent studies on antiquity. Moreover, an account is offered of his human qualities and his institutional commitment, which often led him to clash with Mussolini’s regime. However, these difficulties with the Ministry were not the result of any political conflict, but rather because of own rigid character and complete indifference to the political context of his times.
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