Il Ragazzo con il cesto di frutta del Caravaggio viene letto dall’autrice in chiave sacramentale e liturgica, in riferimento al mistero eucaristico e al rito dell’offertorio. Il richiamo al rituale paleocristiano che prevedeva l’offerta di primizie all’altare, mentre veniva intonato un canto, troverebbe riscontro nella figura del giovane interpretato come un cantore, sulla base di stringenti confronti iconografici con opere del Merisi e di altri pittori. La raccolta di canti sacri intitolata Mottetti del frutto, edita da Antonio Gardano nel 1538 e qui pubblicati in appendice viene indicata come una possibile fonte di ispirazione seguita dal giovane Caravaggio.
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