La novità rappresentata dal naturalismo morbido e sensuale della Santa Cecilia che Stefano Maderno appena venticinquenne, nell’anno 1600, sollecita una serie di interrogativi che l’autore risolve ricostruendo il panorama artistico romano intorno a quella data. In questo quadro il ruolo degli orefici assume un significato di rilievo grazie all’attività dello scultore Guglielmo della Porta che istituisce una scuola, la «Gran Scuola» che è una vera e propria Accademia d’Arte, nel senso più esteso del significato di Arti Liberali, una scuola dove gli orefici sono sollecitati ad esercitarsi sul “disegno d’invenzione”. L’autore ritiene che in questa Accademia, dove si formano i più raffinati orefici del momento, il Maderno abbia avuto il suo apprendistato. Il naturalismo elegante della Santa Cecilia si spiega dunque attraverso la pratica del “disegno d’invenzione” su cui insisteva appunto la “Scuola” di Guglielmo.
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