L’autore ricostruisce la figura del fiammingo Baldovino Breyel, attivo tra Amsterdam, Venezia, Livorno e Roma. Nel 1644 il mercante gestisce una permuta di settanta dipinti di noti artisti dell’Italia settentrionale, da Giovanni Bellini, a Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo, Bassano, Tintoretto. Tra le opere si possono riconoscere il Ritratto di musico di Orazio Vecellio, ricordato da Giorgio Vasari nelle Vite, e il Ritratto di orafo di Domenico Fetti. Si sciolgono cosi i nodi di un’intricata rete di scambi mercantili e si mette a fuoco la centralità del mercato d’arte romano.
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