L’anelito all’“arte totale” ha rappresentato, sul versante delle istanze estetiche, il punto di maggiore contatto tra il caleidoscopico linguaggio Liberty e l’avanguardia futurista, sorta dalle ceneri della temperie modernista. In questa prospettiva, il saggio analizza secondo un inedito approccio storiografico alcune tra le molte contiguità linguistiche – non senza coglierne le conseguenti difformità strutturali – tra futurismo e costrutti visivi Liberty, prendendo a campione l’opera di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Enrico Prampolini, Antonio Sant’Elia, il ruolo di Filippo Tommaso Marinetti e quello di una figura soltanto apparentemente marginale come Decio Cinti, segretario del demiurgo del futurismo.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados