This magnificent incomplete portrait has belonged to the collections of the Rouen Musée des Beaux�Arts since the beginning of the nineteenth century. The portrait is actually preserved in the house museum of Pierre Corneille due to its subject�s traditional identification with the French playwright. Over time various names have been proposed as its author, including Van Dyck, Andrea Sacchi, Salvator Rosa, Bernardo Strozzi and Gian Lorenzo Bernini. Instead we are in the presence of a self�portrait of Pier Francesco Mola (1612�1666), a theory that had been suggested in the past but discarded. Today, it is again suggested, but based on a clearly demonstrable comparison with other self�portraits by the famous Ticino painter, as well as on the peculiar stylistic qualities of his work.
Even if unfinished and in a poor state of conservation, it can be lined up with the artist�s most ascertainable texts, suggesting a date during the last months of his life. The informal aspect and the intimate tone of this self representation are the result of the patient study and very controlled technical execution that are characteristic of his best work.
One hundred years after the beginning of modern studies of Mola provides us with one more occasion to reflect on the numerous works of questionable attribution that still complicate a convincing critical and historical appraisal of his work, and of the role his students and imitators played.
Questo magnifico ritratto incompiuto appartiene alle collezioni del Musée des Beaux-Arts di Rouen fin dall'inizio del XIX secolo. È conservato presso la casa-museo di Pierre Corneille a causa della tradizionale identificazione del soggetto con il drammaturgo francese. Quanto all'attribuzione, nel tempo sono stati proposti i nomi di Van Dyck, Andrea Sacchi, Salvator Rosa, Bernardo Strozzi e Gian Lorenzo Bernini. Siamo invece in presenza di un autoritratto di Pier Francesco Mola (1612-1666), come già suggerito in passato senza fortuna, e come oggi è possibile dimostrare sulla base degli evidenti confronti con gli altri autoritratti noti del maestro ticinese, e delle peculiari qualità stilistiche dell'opera.
Seppur incompiuta ed in cattivo stato di conservazione, essa si allinea ai testi più sicuri dell'artista, suggerendo una datazione agli ultimi mesi della sua vita. L'aspetto informale ed il tono di intima autorappresentazione muovono da uno studio paziente e di esecuzione tecnica assai controllata, caratteristiche della sua migliore produzione.
A un secolo dall'inizio dei moderni studi su Mola, ciò offre un'occasione in più per riflettere su numerose opere dall'attribuzione discutibile, che ancora complicano una convincente sistemazione critica e storica del suo catalogo, e del ruolo di allievi ed imitatori.
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