The 2011 “Arab Spring” arouses, in Western societies, expectations that often do not take into account the real context of the Islamic countries. As a matter of fact, the Western Secular tradition frequently obstructs the understanding of the strong religious feeling that pervades the social reality of the Islamic world, even if in a non-uniform way: the modernists, traditionalists and fundamentalists’ school of thoughts have a different idea of the modern Islamic State. In order to clarify this diversity, the history of the relationships between State and Islam, the inter-relationship (in a degree that is unthinkable in Western culture) between State, religion and law and the consequent different perception of single individual behaviours have to be examined. This encounter-conflict with the Western political perspective became real in the Islamic States through the imposition of the Western law during the colonial period and – in the opposite direction – is taking place, today, in Europe through the increasing immigration of Islamic believers. The provision of concordats (a potential solution with other monotheistic religions) is not possible with the Islamic communities, because Islam does not take into consideration a hierarchically organized ecclesiastical structure and, therefore, the Western States cannot find a single and official interlocutor. This way, within each individual Western State, a frequently difficult coexistence between Western and Islamic States is growing, a coexistence that is leading to new forms of legal pluralism. On an international relations level, the economic difference between the Western States and those who took part in the “Arab Spring” make it difficult for these last countries to promptly build up a modern State. The potential models range from Iranian theocracy to Turkish Secularism, with innumerous intermediate solutions.
Today, the tendency seems to go towards an Islamic State, as the Pakistani constitutional evolution shows: but any prediction is questionable, because the transformation process that started with the Arab Spring is just beginning. Finally, the Western constitution model struggles with the rigor of the Islamic religion that does not admit Muslim conversion to another religion. Whoever abandons Islam commits the crime of apostasy that the Coranic law punishes with death. The fundamental right of freedom of religion becomes, this way, an insurmountable obstacle for the introduction of a Western-style constitution in a State whose population is mainly Islamic.
La “primavera araba” del 2011 ha suscitato in Occidente aspettative che spesso non tengono conto della realtà dei paesi islamici. Infatti la tradizione laica dell’Occidente ostacola spesso la comprensione del forte sentimento religioso che permea la realtà sociale del mondo islamico, anche se in modo non unitario: le correnti moderniste, tradizionalisti e fondamentaliste hanno una concezione diversa dello Stato islamico moderno. Per chiarire questa diversità viene esaminata la storia dei rapporti tra Stato e Islam, la compenetrazione (in una misura oggi impensabile in Occidente) tra Stato, religione e diritto, e la conseguente diversa percezione di singoli comportamenti individuali. Questo incontro-scontro con la visione politica occidentale si è concretizzato negli Stati islamici con l’imposizione del diritto occidentale nell’epoca coloniale, e – in direzione opposta – sta verificandosi oggi in Europa con la crescente immigrazione di fedeli islamici. La stipulazione di concordati (soluzione possibile con le altre religioni monoteiste) non è praticabile con le comunità islamiche, perché l’Islam non prevede una struttura ecclesiale organizzata gerarchicamente, e quindi gli Stati occidentali non trovano un interlocutore unico e ufficiale. All’interno del singolo Stato occidentale va così affermandosi una convivenza spesso difficile tra il diritto dello Stato occidentale e quello islamico, convivenza che sta conducendo a nuove forme di pluralismo giuridico. Nei rapporti internazionali, la differenza di livello economico fra gli Stati occidentali e quelli entrati nella “primavera araba” rende difficile per questi ultimi realizzare rapidamente uno Stato moderno. I possibili modelli oscillano fra la teocrazia iraniana e il laicismo turco, e le infinite vie intermedie. Oggi la tendenza sembra andare nella direzione di uno Stato islamico, come dimostra l’evoluzione costituzionale del Pakistan: ma ogni previsione è discutibile, perché il processo di trasformazione iniziato con la primavera araba è solo ai suoi inizi. Infine, il modello delle costituzioni occidentali si scontra con il rigore della religione islamica, che non ammette la conversione di un musulmano ad altra religione. Chi abbandona l’Islam commette il reato di apostasia, che la legge coranica punisce con la morte. Il diritto fondamentale della libertà di religione diviene così un ostacolo pressoché insormontabile nell’introduzione di una costituzione di modello occidentale in uno Stato dalla popolazione prevalentemente islamica.
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