Attraverso l'analisi dei quaderni e dei diari esposti durante la Mostra della Scuola tenutasi a Pistoia nel 1929, l'articolo esamina le relazioni tra scuola e tradizioni popolari quali si erano configurate con la riforma Gentile e l'avvento del Fascismo: l'attenzione che queste ultime riversarono sul folklore, infatti, si riflette nel cospicuo numero di poesie e tradizioni popolari trascritte nei quaderni. Le modalità con cui le tradizioni popolari vennero presentate, secondo l'Autore, delinea i contorni di una musealizzazione della tradizione che, definita a grandi linee già dal Fascismo stesso, selezionava tutte quelle abitudini che potevano giovare al regime e rigettava quelle che, al contrario, potevano minarne i tentativi di influenzare la mentalità contadina. Tale comportamento, secondo l'Autore, indusse il Regime a cercare di acquisire la preminenza già propria della famiglia: il contrasto tra le autorità, tuttavia, creò una sorta di "terra di nessuno" dove i bambini poterono cominciare ad approcciarsi alla modernità in maniera autonoma.
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