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I banchieri italiani e la haute banque nel Risorgimento e dopo l'Unità

  • Autores: Giuseppe Conti, M. Carmela Schisani
  • Localización: Societá e storia, ISSN 0391-6987, Nº. 131, 2011, págs. 133-170
  • Idioma: italiano
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • Nell'Europa di metà ottocento i mercanti banchieri furono gli artefici principali della rivoluzione finanziaria, ossia della formazione della banca "moderna" e dei mercati finanziari collegati allo sviluppo di società anonime. In Italia ebbero difficoltà ad affermare forme di specializzazione, coordinamento, conquista di spazi e di ruoli. La loro azione risentì di un ambiente politico e economico parcellizzato e chiuso in ambiti locali. La concorrenza dei banchieri della haute banque contribuì al cambiamento ma anche a indebolire potenzialità e dinamiche autonome. Il frazionamento politico, in particolare, ebbe conseguenze rilevanti sulla formazione di un mercato nazionale di titoli pubblici e ritardò la crescita dell'emissione stessa di titoli privati (di ferrovie e banche). Negli stati preunitari molte furono le iniziative, poche quelle che andarono a buon fine. Il debito pubblico e lo sviluppo di alcune istituzioni bancarie seguì percorsi differenziati tra prima e dopo il 1848 per Regno delle Due Sicilie e Stato pontificio, da una parte, e gli altri stati, dall'altra. Per primi l'esposizione debitoria fu particolarmente rilevante dopo la Restaurazione per ragioni diverse dal crescente indebitamento che dopo il 1848 interessò i secondi, Regno di Sardegna, in particolare, dove servì a finanziare guerre e ferrovie. Con l'Unità il peso delle divisioni continuò a disgregare gli interessi e le istanze sociali e territoriali, contribuendo all¿insuccesso del programma di centralizzazione del credito (banca d'emissione unica, un grande istituto di credito fondiario e agricolo) secondo un disegno coerente e ambizioso. Prevalsero invece soluzioni di ripiego che finirono per limitare le possibilità di crescita della banca privata in Italia, senza ridurre ancora l'influenza della finanza estera.


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