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Resumen de Un'Inquisizione diffusa: Sant'Uffizio, confische s stime nel Cinquecento milanese

Germano Maifreda

  • La recente produzione storiografica ha mostrato come, nella seconda metà del XVI secolo, le confische rappresentassero una rilevante fonte di entrata e un criciale elemento di negoziazione istituzionale per i tribunale dell'Inquisizione romana, in quei decenni strenuamente impegnata nell'estirpazione del dissenso religioso dall realtà italiana. Questo articolo avanza alcune rifessioni generali partendo dall'osservazione di alcuni casi di confisca di beni condannati per eresia durante i decenni centrali del Cinquecento nei centri prinipale dello Stato di Milano. Si propone in particolare di evidenziare tre punti. Anzitutto l'arbritrarietà della separazione storiografica tra procedura inquisitoriale di condanna del reo, da un lato, e procedura di perpetrazione della confisca dall'altro. In secondo luogo in fatto che la fase della stima del valore dei beni da confiscare ricopra un ruolo centrale, piché la stima produce rilevanti ricadute informative e coinvolge attivamente soggetii individuali e istituzionali in grado di determinare le sorti sia della procedura in corso sia, potenzialmente, di altre procedure inquisitoriale già aperte o suscettibili di apertura. In terza istana, che il coinvolgimento congiunto nella perpetrazione delle confische di inquisitori, magistrature civili, istituzioni stutuali centrali e decentrate, feudatari e semplici cittadini abbia rappresentato uno dei terreni priviliegiati di consolidamento di un'evoluzione culturale di lunghissimo periodo: la mobilitazione, da parte di foro ecclesiastico e foro laico, delle medsime categorie giuridico-culturali.


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