In questo contributo si analizza la singolarità compositiva di uno dei luoghi del viaggio dantesco meno condizionati dal pensiero teologico medievale: L’Antipurgatorio. In esso si manifesta una libertà di invenzione e scrittura che convertono i primi nove canti del Purgatorio in un terreno di sperimentazine critica tra i più fruttiferi della critica dantesca contemporanea. All’interno del vestibolo purgatoriale analizzeremo l’ultimo dei luoghi visitati dal personaggio prima di arrivare alle soglie della porta di san Pietro: la Valletta fiorita. Di questo luogo pre-edenico -quasi a se stante all’interno della geografía antipurgatoriale- analizzeremo la confuenza di messaggi sonori e musicali che conducono alla costruzione di uno spazio liturgico molto più elaborato di quelli finora attraversati dal protagonista del poema.
In this contribution we analyze the compositional singularity of one of the places of Dante's journey least influenced by medieval theological thought: The Antipurgatory. It reveals a freedom of invention and writing that converts the first nine cantos of Purgatorio into one of the most fruitful grounds of critical experimentation in contemporary Dante criticism. Inside the purgatorial vestibule we will analyze the last place visited by Dante’s character before arriving at the threshold of St. Peter’s door: the «Valletta fiorita». Of this pre-Edenic place -almost independent within the antipurgatorial geography - we will analyze how sound and musical messages help construct a liturgical space which turns out to be much more elaborate than those previously crossed by the protagonist of the poem.
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