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Resumen de 'Accepto ipse calamo... scripsi in hunc modum': autografi e idiografi rateriani

Benedetta Valtorta

  • Nella prima parte dell'articolo l'A. inquadra gli autografi di Raterio all'interno di tre tipologie principali: (1) trascrizioni autografe di testi nella loro forma definitiva (è il caso del ms. Verona, Bibl. Capitolare, LVIII [56], contenente un frammento di una lettera all'imperatrice Adelaide); (2) redazioni progressive, caratterizzate da correzioni e ripensamenti d'autore (com'è per i mss. Verona, Bibl. Capitolare, LXVIII [65] e München, BSB, Clm 6340, che documentano la genesi dell'Invectiva de translatione s. Metronis); (3) glosse e annotazioni, prevalentemente in forma di registrazione a margine di concetti o parole notevoli (Leiden, BU, Voss. lat. F. 48, con glosse al De nuptiis di Marziano; Vat. lat. 4965, con note al testo dell'ottavo concilio ecumenico nella traduzione di Anastasio Bibliotecario; Vat. lat. 4979, con notabilia alla Collectio Dionysio-Hadriana). A una quarta categoria appartengono gli autografi che formano l'avantesto-fonte di alcune opere rateriane (come la collezione di estratti patristici del ms. Trier, Stadtbibl., 149/1195 8°, in seguito parzialmente trasfusa nei Praeloquia). Nella seconda parte, l'A. si sofferma sul codice München, BSB, Clm 14420, contenente il Commentum Monacense a Terenzio. Se pure le annotazioni al suo interno non appaiono direttamente riconducibili alla mano di Raterio, alcuni elementi testuali (natura delle glosse, coincidenza fra i notabilia annotati nei margini con l'usus scribendi di Raterio) suggeriscono che esso sia stato adoperato da Raterio stesso per iniziare un amico più giovane, e meno colto, alla lettura del grande commediografo antico. In appendice si discute il breve glossario, edito e analizzato da C. Villa, che segue il Commentum Monacense in Clm 14420.


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