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Resumen de Residui passivi. Storie di archeologismi

Valeria Della Valle, Giuseppe Patota

  • italiano

    La storia dell’italiano impedisce di eliminare dal lemmario dei vocabolari dell’uso in un solo volume le molte parole che connotano la tradizione letteraria, in particolare quella poetica, la cui lingua, da Francesco Petrarca al secondo Ottocento, ha mantenuto una fisionomia specifica e un’eccezionale stabilità, così da configurarsi come un altro idioma rispetto all’italiano della prosa: lo studente liceale o universitario, e a maggior ragione il lettore che intenda confrontarsi con un sonetto di Dante o con una canzone di Leopardi, deve poter trovare sul suo dizionario parole come desio, obliare e speme, desueti equivalenti poetico-letterari di desiderio, dimenticare e speranza; allo stesso modo, bisogna che il dizionario dell’uso riporti, fra le accezioni di orto, quella antica e latineggiante di ‘giardino’ o ‘frutteto’: nella tradizione poetica italiana, fino a Pascoli, negli orti non crescono cavoli, ma rose e vïole, il più delle volte con dieresi. Quel che si è detto per la poesia vale anche, naturalmente, per la tradizione in prosa. Ma c’è una zona grigia di parole non documentate o scarsissimamente documentate nell’italiano scritto e sconosciute a quello parlato che, dopo essere state accolte nel lemmario del Vocabolario degli Accademici della Crusca, sono sopravvissute per inerzia di repertorio in repertorio attraverso i secoli, non soltanto nei grandi vocabolari storici, ma anche in quelli di più larga circolazione. Gli autori individuano sessanta di queste parole, le qualificano come archeologismi e ne ricostruiscono la storia quasi esclusivamente lessicografica dal 1612 ai giorni nostri.

  • English

    The history of the Italian language does not allow the elimination from the word list of current-use one volume vocabularies of the many words that represent the literary tradition, in particular poetry, whose language, from Francesco Petrarca to the second half of the nineteenth century, has kept its specific character and extraordinary stability, so that it appears to be a different idiom from the Italian used in prose: the school or university student, and even more so the reader studying a sonnet by Dante or a canzone by Leopardi, must be able to find words like desio, obliare and speme, obsolete poetical and literary equivalents of desiderio, dimenticare and speranza, in his dictionary; the current-use dictionary needs likewise to include, among the meanings of orto, the antique and latinizing one of ‘garden’ or ‘grove’: in the Italian poetical tradition, before Pascoli, cavoli do not grow in orti , but rose and vïole, often with a diaeresis. What is true for poetry is also, of course, true for the prose tradition. However, there is a twilight zone of words that are un-documented words or poorly documented in written Italian, and that are unknown in the spoken language; these, after having been included in the word list of the Vocabolario degli Accademici della Crusca, have survived by inertia in word-list after word-list over the centuries, not only in the great historical vocabularies, but also in those with wider circulation.

    The authors identify sixty of these words, which they define as archeologismi, and reconstruct their almost exclusively lexicographical history from 1612 until the present day.


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