È nota la stretta relazione culturale, politica e commerciale tra le terre catalane e quelle italiane all’inizio del XV secolo. Inoltre, il lasso di tempo tra il 1388 ed il 1494 è da alcuni definito «Umanesimo catalano»,1 con l’intenzione di caratterizzare la progressiva trasformazione che subì la cultura catalana, propiziata dall’influenza crescente della cultura italiana a scapito di quella provenzale e francese. Questo periodo, avendo come centro l’ambito cancelleresco, diede i suoi frutti concreti soprattutto nel campo delle traduzioni, che rappresentarono un ingente sforzo di assimilazione del sapere circolante in Europa e di recupero della tradizione classica.2 Il fenomeno delle traduzioni interessò ben presto gli autori che provenivano dall’Italia, in primo luogo Petrarca,3 poi Boccaccio4 e, infine, Dante. La Divina Commedia iniziò a
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