La dignità del singolo individuo si incontra – il più delle volte si scontra – con le opzioni di politica criminale e con una visione deformata della sicurezza collettiva che degenera in securitarismo e tolleranza zero: le forme detentive dei condannati e dei “non definitivi” risultano abnormi in confronto al posto assegnato dall’impianto procedimentale, considerando che la misura della custodia provvisoria dovrebbe essere uno strumento eccezionale – l’ultima risorsa – e non tramutarsi in anticipazione della pena.
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