Il contributo interpreta i dipinti di paesaggio di Salvator Rosa alla luce del suo diretto e documentato rapporto con i luoghi dove visse ed operò durante il soggiorno toscano (1640-1649), decisivo per i successivi esiti della sua pittura. Partendo dalla tradizione sul tema, appresa prima a Napoli e poi a Roma, in Toscana l'artista sviluppa una trama di amicizie e di colte frequentazioni, riscattando il paesaggio dal livello della pittura di genere e consacrando se stesso come pittore-filosofo. Una vasta erudizione gli consente di indagare il dato naturale con lo sguardo della nuova Scienza Sperimentale. In lui la nuova estetica del sublime e dell "horrido" è presaga della sensibilità romantica che lo eleggerà come proprio precursore, sancendone lo straordinario successo post-mortem.
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