Las excavaciones arqueológicas realizadas desde los años 70 en la Grotta dei Cervi, en Porto Badisco (Otranto-LE, Italia) revelaron un complejo laberinto de galerías, algunas de las cuales presentaban ricos repertorios de pinturas rupestres que convirtieron a la cueva en una de los más importantes monumentos artísticos en el Mediterráneo. Frecuentada desde el Paleolítico Superior (desde 31.000 ca. a.C.), la cueva se convirtió en un lugar de rituales colectivos, que discurren, de forma ininterrumpida, desde una fase tardía del Neolítico temprano (mediados del VI milenio a.C.) hasta la Edad del Bronce final (siglos XI-X a.C.), junto con visitas puntuales durante épocas históricas (períodos Mesapio y Romano). Los Neolíticos medio y final y el Calcolítico parecen ser los períodos de mayor uso y producción artística. Sólo recientemente se ha realizado el estudio sistemático de los materiales de Lo Porto recuperados en los años 1970 y 1971. Ello permitió una revisión de aquella estratigrafía y el estudio zooarqueológico. Desgraciadamente, el método de excavación originalmente empleado favoreció la mezcla de materiales, de tal suerte que sólo los restos de la cavidad E parecen medianamente fiables en términos cronológicos, por estar asociados los niveles superiores con cerámicas eneo-líticas y los inferiores con cerámicas neolíticas (de todos modos, la recuperación de équidos en todos los niveles de la cavidad E indica que, en al menos algunas partes, los niveles inferiores (más antiguos) incorporan materiales de épocas más recientes). A pesar de la extrema precaución que la interpretación requiere en estos casos, los datos de fauna reflejan que la explotación pecuaria en Grotta dei Cervi parece ajustarse al marco económico general de las estrategias evidencia-das en contextos contemporáneos del sur de Italia.
The archaeological excavations carried out since the 1970s on Grotta dei Cervi at Porto Badisco (Otranto-LE, Italy) brought to light a complex labyrinth of corridors, some of which featured a rich collection of rock paintings that turned the cave into one of the most important art monuments of the Mediterranean. Frequented since the Upper Palaeolithic (from 31,000 ca BC), the cave became a locus of collective rituals, that run, uninterrupted, from a late phase of the early Neolithic (mid-6th millennium BC) to the final Bronze Age (11th-10th century BC), along with partial frequentations during historical times (Messapian and Roman periods). The middle and final Neolithic and the Chalcolithic appear to be the peak periods of use and artis-tic production. Only recently has the systematic study of the Lo Porto materials recovered in the 1970s and 1971s been made. This allowed for a revision of the one-half-century old stratigraphy, and the study of the zooarchaeological data. Unfortunately, the old method of excavation fos-tered a mixing of materials so that only the remains from cavity E seem partly reliable in terms of chronology, being associated with Chalcolithic pottery in the upper levels and Neolithic pottery in the lower ones (the retrieval of equid remains in all levels of cavity E indicates that, in some parts at least, the lowermost (more ancient) levels incorporate materials from more recent times). Despite the need for extreme caution, the faunal data reflect that the exploitation of domesticates at Grotta dei Cervi appear to conform with the general economic frame of strategies postulated for contemporary contexts in southern Italy.
Gli scavi condotti a partire dagli anni ’70 del secolo scorso nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Otranto-LE) misero in luce un complesso labirinto di corridoi, alcuni dei quali caratterizzati da un ingente quantitativo di pitture che fanno della grotta uno dei più importanti siti di arte rupestre nel Mediterraneo. La grotta venne frequentata fin dal Paleolitico superiore (da 31.000 a.C.), ma soprattutto fu sede di cerimonie collettive, senza soluzione di continuità, da una fase avanzata del Neolitico antico (metà VI millennio a.C.) fino all’età del Bronzo finale (XI-X secolo a.C.), cui si aggiungono parziali frequentazioni in età storica (messapica e romana). Il Neolitico medio e finale e l’Eneolitico sembrerebbero coincidere con i periodi di massima frequentazione della grotta e della produzione artistica. Soltanto di recente è stato affrontato lo studio sistematico di tutti i materiali recuperati da Lo Porto negli anni 1970 e 1971; questo ha anche consentito la rilettura delle stratigrafie messe in luce cinquant’anni fa e una elaborazione delle analisi archeozoologiche. Purtroppo il metodo di scavo per tagli di 20 cm utilizzato negli anni ‘70 ha causato la commistione di materiale e solo i resti animali recuperati nella cavità E hanno una discreta affidabilità cronologica, con l’associazione dei materiali ceramici dai livelli più alti all’ Eneolitico e quelli dai livelli più bassi al Neolitico. Il rinvenimento in tutti i livelli di resti di equidi documenta tuttavia come lo scavo abbia almeno in alcune parti anche intaccato le stratigrafie inferiori più antiche. I risultati, pur da considerare con estrema prudenza, delineano comunque strategie di sfruttamento delle specie domestiche in linea con il quadro economico generale fino ad oggi delineato in contesti coevi dell’Italia meridionale.
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